Unità e pluralità dei mezzi artistici: da Martin Heidegger a Daniel Albright

  • Paolo Furia Consorzio di dottorando FINO
Parole chiave: arte, linguaggio, mondo, estetica, filosofia

Abstract

In Panaesthetics, Daniel Albright ricerca le condizioni, teoriche ed empiriche, della disciplina delle arti comparate. Così, l'autore affronta questioni di filosofia dell'arte di primissimo piano: la distinzione tra le arti, la loro relazione, l'autonomia dell'arte o la sua dipendenza dalla sfera della cultura, lo sguardo estetico, la natura indipendente dell'opera e il suo rapporto con l'uomo. Su questi ed altri problemi dell'estetica Albright mostra di avere uno sguardo ampio e una posizione sincretica, che contempera influenze filosofiche diverse e talvolta contraddittorie. Nell'articolo vengono individuati due sfondi fondamentali del libro di Albright: Heidegger, con L'origine dell'opera d'arte, e Nancy, con Le Muse. Gli spunti che giungono ad Albright da questi due cardini della filosofia dell'arte contemporanea si articolano in maniera tutt'altro che scontata. Se infatti da Heidegger Albright mutua l'idea che nell'opera d'arte sia in opera la verità, temporale e già sempre in precario equilibrio tra la linguisticità del Mondo ed il silenzio della Terra, in Nancy l'autore ritrova il lessico della corporeità e gli strumenti per pensare la distinzione tra le arti. Le contraddizioni che paiono attraversare la prospettiva teorica di Albright sono dovute, dunque, alla complessa relazione tra le filosofie messe in gioco; relazione che genera anche le intuizioni più interessanti di Panaesthetics.

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Pubblicato
2014-12-30