Della libertà

  • Vittorio Mathieu

Abstract

Due concezioni opposte della libertà si contrappongono in tutta la storia della filosofia: la libertà condizionata e l’incondizionata. Anche le richieste di libertà sociopolitica, che oggi si fan valere da tutte le parti, si capirebbero male senza tale contrapposizione. Nei rivoluzionari è innegabile l’esigenza di libertà incondizionata o assoluta, dato che essi giudicano illusione e schiavitù mascherata ogni libertà condizionata. Per i riformatori, al contrario, l’esigenza di libertà assoluta è anticamera e pretesto di una schiavizzazione totalitaria. Con lo stesso nome (libertà) due partiti intendono due concetti diversi. Come rappresentante filosofi co di una libertà assoluta si può menzionare in primo luogo Spinoza; come rappresentante di una libertà intimamente condizionata Agostino. In campo sociopolitico il concetto stesso di libertà assoluta lo si può trovare solo nell’età moderna, e precisamente nei movimenti rivoluzionari, che ereditano la speranza di una redenzione escatologica dell’umanità dalla mistica, e in particolare da alcune sette eretiche. Nell’antichità non si poteva presagire un concetto siffatto, perché la libertà concerneva sempre un gruppo ristretto, in contrapposto a tutti gli altri. Liberi erano i figli, in contrapposto agli schiavi, che appartenevano anch’essi alla famiglia. Fri nell’antico germanico era l’amico, Freund, in contrapposto al nemico: era colui col cui aiuto si combatteva: in longobardo arimanno, o “uomo dell’esercito”, fosse o no un compatriota. Eleutheros era per i Greci il cittadino di una polis, in contrapposto, da un lato agli schiavi, dall’altro agli abitanti di Stati diversi (quali il “gran regno” di Persia), che erano semplici sudditi.

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Come citare
Mathieu, V. (1). Della libertà. Filosofia, (59). https://doi.org/10.13135/2704-8195/3973
Sezione
Saggi