L’arabesco dei consumi e l’infernale mondo della merce. Note a margine di due saggi di Gianluca Cuozzo

  • Antonio Dall'Igna Università di Torino

Abstract

Il dipinto Luilekkerland (1567) del pittore fiammingo Pieter Bruegel, citato da Gianluca Cuozzo nel volumetto Gioco d’azzardo. La società dello spreco e i suoi miti, potrebbe rappresentare icasticamente la sazietà faustiana dell’uomo occidentale. L’asse del quadro di Bruegel è l’albero della Cuccagna, attorno a cui sono collocati tre personaggi mollemente adagiati e con la testa posta in prossimità del tronco; l’intera scena dipinta si dispone in modo ordinato ma dinamico intorno a questo cardine centrale. È possibile considerare l’opera come una moderna parodia della costituzione tradizionale del cosmo? Al posto dell’albero cosmico, l’asse del mondo che tutto regge, qui si erge l’albero della Cuccagna, fonte inesauribile di leccornie, origine dei prodotti che saturano il nostro universo reale e immaginario: le merci. Per raggiungere i “frutti d’oro” e le “foglie miracolose” del sacro albero cosmico l’uomo deve superare una “prova iniziatica di tipo eroico” e per arrivare a Luilekkerland è necessario scavare una galleria in una montagna di farinata di grano saraceno − così come l’uomo di oggi, per adeguarsi al flusso delle merci, per conformarsi ai prodotti, per trasformarsi in immagine tra le immagini, deve quasi trascendere se stesso, darsi al vorticoso divenire dei prodotti; deve dimenticare il mondo senza tuttavia poter aspirare alla quiete regale di un centro. Il ‘polo’, infatti, il frutto dei frutti − la perfezione delle merci, eterne nel loro divenire −, è lontano e inattingibile .

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Pubblicato
2014-11-25
Come citare
Dall’Igna, A. (2014). L’arabesco dei consumi e l’infernale mondo della merce. Note a margine di due saggi di Gianluca Cuozzo. Filosofia, (59), 65-75. https://doi.org/10.13135/2704-8195/3977
Sezione
Saggi