Contrastare la criminalità organizzata a partire dalla riforma della giustizia

  • Edgardo Buscaglia
Parole chiave: Sicurezza, Conflitto, SSR, DDR, Peacebuilding, Peacekeeping, Post-conflitto, Guerra.

Abstract

Aumentare la sicurezza umana e ridurre la violenza richiede strumenti di prevenzione efficaci da parte della società civile e meccanismi di applicazione della legge da parte del settore pubblico. Affinché lo stato di diritto abbia significato, questi meccanismi dovrebbero garantire l’accesso concreto a istituzioni di risoluzione dei conflitti, che devono poter essere utilizzate da tutti i segmenti della società per porre rimedio a istanze individuali e collettive, assicurando così il rispetto dei diritti politici, civili, sociali, culturali ed economici sanciti nelle diverse convenzioni delle Nazioni Unite, ratificate legalmente in tutto il mondo.

L’assenza di beni e servizi pubblici come acqua potabile, sanità, educazione e giustizia genera “zone di insicurezza” e, quindi, il rafforzamento della sicurezza umana deve necessariamente passare attraverso un maggiore accesso a beni e servizi pubblici, ciascuno dei quali definito come diritto umano. In particolare, l’esistenza di meccanismi che sostengono il diritto alla giustizia costituisce una delle basi della sicurezza umana e dello sviluppo socio-economico. Ne consegue, quindi, che è necessario smantellare le eventuali reti criminali in grado di minare il rispetto dei diritti umani, in generale, e dell’accesso alla giustizia, nello specifico.

Attraverso una ricerca giurimetrica è possibile capire come cambino la domanda e l’offerta di meccanismi di risoluzione delle controversie – formali o informali – sulla base di determinati fattori economici e giuridici. Il presente articolo riassume uno studio condotto nelle zone rurali di 19 paesi che ha permesso di identificare i fattori economici e giuridici che influenzano l’offerta e la domanda di meccanismi alternativi di risoluzione delle controversie (Alternative Dispute Resolution Mechanism, ADRM) forniti da reti criminali transnazionali. Questi ultimi sono attori non-statali che compiono attività illecite motivati da fattori politici, ideologici o economici, oppure che commettono atti di terrorismo come definiti dall’articolo 2 della Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata e da diversi altri strumenti giuridici internazionali.

Precedenti ricerche comparate su numerosi campioni di fascicoli giudiziari hanno dimostrato che i crescenti livelli di corruzione politica sono sempre associati a una maggiore presenza di reti di criminalità organizzata transnazionale impegnate in reati complessi come contraffazione, contrabbando, traffico di esseri umani, droga e armi, così come all’arricchimento illecito da parte di funzionari pubblici, finanziamento illegale di campagne elettorali e racket legato agli appalti pubblici (ad es., fissazione dei prezzi, manipolazione dell’offerta, riciclaggio di denaro).

In queste zone insicure, la criminalità organizzata cerca di ottenere sempre maggior potere attraverso l’integrazione delle loro operazioni all’interno dei settori economici e legali – formali o informali – allo scopo di sostenere le loro attività criminali e mantenerle il più diversificate possibile. Quando questi attori controllano in tutto o in parte la catena di produzione e distribuzione di un determinato bene o servizio, si assiste a un processo di integrazione economica verticale che permette agli attori criminali di acquisire la capacità di generare in autonomia – e in modo lecito o illecito – le materie prime di cui hanno bisogno, creare un determinato prodotto, trasportarlo, trafficarlo, distribuirlo e controllarne la vendita all’ingrosso e al dettaglio.

La ricerca condotta indica, inoltre, che a una maggiore integrazione verticale di attori criminali all’interno del settore economico formale o informale corrisponde sempre una maggiore incapacità dello stato di smantellare le reti della criminalità organizzata attraverso la confisca delle loro risorse. Allo stesso tempo, i “vuoti statali” in ambito giuridico-istituzionale (che causano l’esistenza stessa di zone insicure) incentivano la popolazione a richiedere i servizi di protezione forniti dalle reti criminali stesse. In questo senso, i meccanismi alternativi di risoluzione delle controversie (o ADRM) sostituiscono le istituzioni formali di giustizia – spesso caratterizzate da procedure giuridiche scadenti, sentenze di bassa qualità e costi di accesso elevati a causa della diffusa corruzione – stabilendo e mantenendo la loro legittimità agli occhi della popolazione. In breve, la ricerca empirica dimostra che nelle zone insicure del mondo in cui il diritto all’accesso alla giustizia formale è limitato vi è una maggiore richiesta di istituzioni alternative fornite da attori informali e socialmente legittimati.

Sulla base di queste analisi, è stato possibile distinguere due tipologie principali di ADRM: la prima è una combinazione di mediazione e arbitrato, manovrata da reti criminali organizzate che colmano il vuoto lasciato dallo stato. In questa tipologia, chi può accedere e usufruire dei servizi giuridici offerti dalle reti informali può raggiungere una soluzione giuridica in modo indipendente grazie alla mediazione di un rappresentante della rete criminale che esercita il controllo su un determinato territorio – come avviene ad esempio nelle favelas brasiliane, in Colombia o in Congo. Nel caso in cui non sia possibile raggiungere un accordo, i mediatori si trasformano in arbitri e formulano un verdetto che verrà sostenuto da misure di esecuzione sociale e, se necessario, dalla violenza organizzata. La seconda tipologia di ADRM è invece costituita da meccanismi informali e tradizionali di risoluzione delle controversie che fanno capo a personalità di rilievo all’interno di una data società e che sono riconosciute e rispettate dai diversi gruppi sociali – come ad esempio i consigli degli anziani (Jirgas) in Afghanistan.

Un gruppo di paramilitari delle Autodefensas Unidas de Colombia (AUC). (Fonte: Elheraldo.co)

Le “sentenze” e le decisioni degli ADRM gestiti da reti criminali vengono raggiunte indipendentemente dal consenso della vittima e comunque sempre senza alcun tipo di tutela procedurale (cioè senza giusto processo) come invece sarebbe reso obbligatorio dalle convenzioni diritti umani adottate dalle Nazioni Unite e applicabili agli stati membri. Ciononostante, gli ADRM all’interno delle zone insicure possono anche coesistere con giudici, pubblici ministeri, forze di polizia o governatori che volontariamente convogliano casi particolarmente complessi verso canali informali per diminuire il carico di lavoro o semplicemente per evitare di dover far fronte a critiche sociali sulle loro “cattive decisioni”. In questo senso si può pensare agli ADRM come a sostituti imperfetti dei procedimenti giuridici formali e come palliativo alle riforme giuridiche. In altre parole, sostituendosi alla giustizia statale e ovviando alle sue carenze, le ADRM promuovono ulteriormente l’inerzia istituzionale e ritardano le tanto necessarie riforme della giustizia.

Dato che le fasce più vulnerabili della popolazione dal punto di vista sociale, economico e/o identitario sono spesso escluse dal sistema giuridico formale e quindi non hanno accesso ai meccanismi di mediazione e arbitrato forniti dai tribunali, queste stesse fasce si avvicinano solitamente ai servizi di risoluzione delle controverse forniti dagli attori non-statali. Precedenti studi hanno anche dimostrato che gli utenti dei servizi giuridici formali per la risoluzione delle controversie in stati che soffrono di una governance debole e inefficiente devono pagare alti costi di transazione a causa degli alti livelli di corruzione politica e della complessa burocrazia.Ed è proprio in questi contesti giuridici disfunzionali, con ampie frange svantaggiate della popolazione e scarsa fiducia nelle istituzioni pubbliche, che si riscontrano numerosi esempi di ADRM creati e gestiti dal crimine organizzato.

Eppure, è stato documentato che nei casi di controversie riguardanti comportamenti criminali o diritti fondamentali civili, politici, economici, sociali e culturali (vale a dire, nei casi in cui vi è una forte componente relativa ai diritti umani e ai “beni pubblici”), gli individui considerano i meccanismi informali soltanto la terza migliore opzione, dopo una mediazione formale diretta da parte dello stato (al primo posto) e le sentenze formali dei tribunali (in seconda posizione).

Le reti criminali sono spesso coinvolte nella fornitura di ADRM sulla base di un quid pro quo, o contropartita. I dati empirici mostrano infatti che l’integrazione verticale delle reti di criminalità organizzata che forniscono tali servizi può utilizzare le risorse economiche (ad es. forza lavoro e terre) rese disponibili proprio da chi beneficia degli ADRM. Si potrebbe quindi concludere che, sulla base del rapporto costi-benefici, i gruppi non-statali che gestiscono degli ADRM si aspettano di trarre un qualche tipo di vantaggio dalla fornitura di questo servizio, ad esempio la disponibilità di proprietà o forza lavoro. In questo senso, le comunità sono quindi obbligate a fornire risorse umane, infrastrutture logistiche e protezione sociale che la criminalità organizzata può utilizzare contro i suoi rivali – tra cui, a volte, lo stato.

Grand Jirga a Moqur, Afghanistan. (Fonte: Flickr/ResoluteSupportMedia)

Come già accennato, il maggiore accesso ai meccanismi di risoluzione delle controversie forniti da attori non-statali avviene in zone insicure in cui il crimine organizzato cerca supporto economico per l’espansione della sua rete e attività – come nel caso del traffico di droga, armi ed esseri umani a Faryab, nell’Afghanistan settentrionale, dei tribunali gestiti da FARC e paramilitari (AUC) in Colombia fino al 2005 oppure nel caso della combinazione di arbitrato e mediazione fornita dai Mai-Mai nel Kivu meridionale e settentrionale. In questi contesti è possibile identificare alcuni fattori esplicativi comuni che si verificano in tutte le zone insicure analizzate:

  1. iniziale crollo delle prestazioni e dell’efficacia del sistema giuridico formale nel risolvere le controversie all’interno dei segmenti più svantaggiati della popolazione e nel gestire le risorse di provenienza criminale e dei beni confiscati;
  2. conseguente aumento della domanda di ADRM forniti da attori non-statali e criminalità organizzata;
  3. successivo aumento dell’integrazione verticale di questi attori al fine di sostenere una maggiore diversificazione (ad es. produzione di droga, traffico di armi ed esseri umani, lavoro minorile, contraffazione, ecc.), il tutto accompagnato dall’aumento di corruzione nei settori pubblico e privato.

Una delle principali implicazioni pratiche della ricerca riassunta in questo breve articolo è che aumentare l’efficacia delle autorità giuridiche nel combattere le reti criminali (siano esse ideologicamente motivate o a scopo di lucro) attraverso la confisca dei loro beni e risorse, ridurrebbe il potere di mercato derivante dall’integrazione verticale delle loro operazioni economiche criminali. Lo smantellamento dell’integrazione verticale delle reti criminali a sua volta ridurrebbe la loro capacità di impegnarsi nella corruzione politica e di occupare un ruolo importante all’interno della società grazie alla fornitura di “servizi” come la risoluzione informale delle controversie. Pertanto, una più efficace confisca di beni criminali e civili sembrerebbe rappresentare un’opportunità non solo per smantellare le reti criminali, ma anche per proteggere il tessuto sociale sfruttato dalla criminalità organizzata per tutelare le sue attività. Ciò fa delle riforme giuridiche volte a rafforzare la confisca dei beni criminali e civili un potente strumento per contrastare le basi sociali e politiche della criminalità organizzata.

 

Per saperne di più

Buscaglia, E. (2015) “Dispute resolution mechanisms provided by violent non-state actors: an international comparative analysis of causes and consequences” in Ruzza, S. Jakobi, A. P. e Geisler, C. (ed.) (2015) The Jackals of Westphalia. Routledge Taylor & Francis Group.

Buscaglia, E. (2018) “The vertical integration of organized crime linked to political corruption”, Small Wars Journal. Disponibile su: https://smallwarsjournal.com/jrnl/art/vertical-integration-organised-crime-linked-political-corruption

Published in:
Pubblicato
2020-01-02