Addestrare ratti per salvare vite: la missione di APOPO raccontata da Abdullah Mchomvu, Senior Training Manager

  • Francesco Merlo
Parole chiave: Sicurezza, Conflitto, SSR, DDR, Peacebuilding, Peacekeeping, Post-conflitto, Guerra.

Abstract

Nonostante l’adozione di un’apposita Convenzione per la messa al bando delle mine antiuomo (1997) da parte delle Nazioni Unite, si stima che ve ne siano ancora decine di milioni sparse in 60 paesi. I principi guida degli International Mine Action Standards, adottati nel 2001, costituiscono il paradigma metodologico per tutte le operazioni di sminamento degli ultimi anni a livello globale. Oltre a questi strumenti normativi, l’azione internazionale per la bonifica dei campi minati di tutto il mondo va avanti grazie agli sforzi congiunti non solo dell’ONU, ma anche dei governi nazionali e di diverse organizzazioni non governative (ONG).

Di origine belga ma con sede a Morogoro (Tanzania), da molti anni l’ONG APOPO figura tra i principali attori internazionali impegnati sui campi minati ereditati dai tanti conflitti nel Sud globale. Il lavoro di questi operatori è reso unico dall’utilizzo di una “tecnologia” estremamente accurata ed efficiente: il finissimo olfatto dei ratti giganti africani.

Nato alle falde del Kilimangiaro 41 anni fa, da 17 Abdullah Mchomvu addestra e accompagna i ratti nelle missioni umanitarie di APOPO in tutto il mondo, dal continente africano a quello asiatico. Ancora in divisa e appena rientrato dalla sessione di addestramento della mattina, Abdullah ci presenta gli HeroRAT di APOPO, i ratti eroi.

Abdullah e uno degli HeroRAT durante la fase di socializzazione. Fonte: APOPO

Perché proprio i ratti?

I ratti in generale, e quelli giganti africani in particolare, possiedono qualità uniche. Contrariamente alla maggior parte dei cani, un ratto può tranquillamente passeggiare per un campo minato senza rischi, dato che non raggiunge un peso sufficiente a innescare una mina (7 kg). Inoltre, i ratti giganti africani sono estremamente resistenti alle malattie, sono relativamente longevi (fino a otto anni), non hanno bisogno di attenzioni particolari e sono perciò più economici da allevare e mantenere. Ma soprattutto, sono dotati di un olfatto altamente sviluppato, paragonabile a quello delle migliori razze canine, e di un’intelligenza acuta, che li rende facilmente addestrabili e molto rapidi nelle operazioni di sminamento.

Un HeroRAT riceve una ricompensa alimentare. Fonte: APOPO

Come si addestra un ratto cercamine?

Proprio come noi esseri umani dividiamo la nostra educazione in vari gradi, anche i nostri ratti necessitano di una formazione suddivisa per fasi; e proprio come noi, al termine di ognuna vengono sottoposti a delle prove d’esame dove devono conseguire un punteggio finale del 100% per poter passare a quella successiva. Il principio educativo è quello del rinforzo positivo: a ogni azione corretta viene associata una ricompensa alimentare.

Già sei settimane dopo la nascita si può partire con la prima fase, quella della “socializzazione”: i piccoli vengono abituati al contatto con gli operatori con carezze e semplici giochi che ne stimolano la reazione agli odori. Si passa poi al clicker training, in cui si abitua il ratto ad associare il cibo al suono del clicker dell’addestratore, seguita da quella “dell’indicazione”, dove si addestra ad associare il click, e dunque il cibo, all’odore di esplosivo contenuto in piccoli ovetti metallici. In seguito, il ratto impara a discriminare gli odori contenuti negli ovetti prima nei nostri spazi interni (quarta fase) e poi nei campi di addestramento all’aperto (quinta fase).

Ed ecco che si arriva allo stadio di simulazione operativa. Il campo di addestramento viene diviso in grandi rettangoli da 60 metri quadrati all’interno dei quali si muovono i ratti, individuando sia mine antiuomo che anticarro (sesta e settima fase). I ratti vengono infine abituati a situazioni più realistiche, dove il numero di mine – e quindi di ricompense – può essere molto ridotto o addirittura nullo, mentre i rettangoli operativi diventano sempre più grandi.

Dopo l’ottava fase, solitamente intorno al nono mese, il percorso formativo del ratto si conclude con il test in linea con gli International Mine Action Standards (IMAS), dopo il quale il ratto è considerato pienamente operativo.

Due operatori di APOPO durante l’addestramento alla ricerca sul campo a Morogoro. Fonte: APOPO

Qual è la giornata tipo di un ratto durante le operazioni di sminamento?

I ratti sono animali notturni, ma noi non possiamo condurre operazioni quando è buio; cominciamo quindi a lavorare la mattina presto, quando ancora non è troppo caldo e la luce del sole non è troppo forte per loro. Proprio come durante l’addestramento, dividiamo la superficie da ripulire in grandi rettangoli all’interno dei quali si muoverà il ratto, mentre una coppia di operatori si dispone sui lati opposti del perimetro. Avanti e indietro tra i due operatori, con un movimento a zig-zag, il ratto analizza tutto il terreno: appena individuato il punto in cui si trova una mina, il ratto lo segnala agli operatori grattando la superficie. In media, ogni mattina ciascun ratto copre superfici di 200 metri quadrati.

Quali sono i margini di rischio?

In tanti anni di esperienza sul campo, non ho mai assistito ad alcun incidente. Certo, le prime volte la tensione è altissima: spesso lavoriamo accanto a scheletri umani e frammenti militari, ma il protocollo di sicurezza è severissimo e previene gli errori.

Gli spazi di azione del personale ai margini dei rettangoli operativi vengono sistematicamente ripuliti tramite metal detector, mentre i ratti sono troppo leggeri per poter far esplodere qualsiasi mina. Grazie alla loro capacità di distinzione tra esplosivi e innocui pezzi di metallo, i ratti si sono dimostrati molto più rapidi dei metal detector: abbiamo stimato che un ratto riesce a bonificare in 20-30 minuti superfici che a un operatore con metal detector richiederebbero quattro giorni.

In quali paesi avete lavorato finora?

Per molti anni il Mozambico è stato il nostro principale sito d’intervento. La lunga e sanguinosa guerra civile (1977-1992), nella quale si calcola che siano morte oltre un milione di persone, per la maggior parte civili, si è lasciata alle spalle centinaia di migliaia di mine antiuomo. APOPO è stata tra i capofila delle operazioni di smantellamento dei campi minati, con oltre 13.000 mine distrutte, e si è ritirata solo nel 2015, quando il Mozambico è stato dichiarato mine free. Oggi abbiamo esteso le nostre attività ad Angola e Cambogia.

Una volta sul campo, con chi collabora APOPO?

Nazioni Unite e governi nazionali sono ovviamente partner fondamentali per il coordinamento delle attività, mentre i nostri principali colleghi durante le operazioni sono gli artificieri messi a disposizione dagli eserciti nazionali. Tuttavia, nella mia esperienza il ruolo più decisivo lo hanno svolto le altre organizzazioni umanitarie, soprattutto nella gestione della logistica.

Esistono ulteriori campi dove è possibile l’utilizzo dei ratti?

Già da alcuni anni APOPO ha creato un gruppo di ricerca che impiega l’olfatto dei ratti per individuare i campioni positivi di tubercolosi, con ottimi risultati: un ratto può controllare 100 campioni in soli 20 minuti, un lavoro che richiederebbe a un tecnico di laboratorio fino a quattro giorni, e la rapidità è un fattore cruciale per ridurre i costi dei trattamenti e fornire ai pazienti le cure il più presto possibile. Oltre alla ricerca medica, è in progetto un programma per l’utilizzo delle capacità olfattive dei ratti nella lotta contro il contrabbando internazionale di animali protetti, come i pangolini.

Qual è il destino dei ratti una volta conclusa la propria carriera professionale?

Contrariamente a quello che è il sentire comune, i ratti sono animali intelligenti, sensibili e leali: meritano quindi una vita dignitosa, anche in ricompensa del loro lavoro. A ognuno dei nostri ratti viene persino dato un nome, scelto dai nostri operatori (menziona Ronaldo, Rihanna e Gattuso, ndr), e viene trattato con ogni riguardo. Con un’aspettativa di vita di otto anni, solitamente i nostri ratti concludono la loro carriera verso i sei-sette. Ma, anche se in pensione, tutti i nostri ratti continuano a essere curati e coccolati, e spendono i loro ultimi mesi in appositi “ospizi” dove possono continuare a giocare e interagire gli uni con gli altri.

 

Per saperne di più:

ONU (1997) Convention on the Prohibition of the Use, Stockpiling, Production and Transfer of Anti-Personnel Mines and on Their Destruction. Disponibile su: www.un.org/disarmament/convarms/landmines

ONU (2001) The International Mine Action Standards (IMAS). Disponibile su: www.mineactionstandards.org/en/

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Pubblicato
2020-01-02