N. 4 (2017): SICUREZZA UMANA OLTRE CONFINE

 

Da qualche anno a questa parte “la crisi dei migranti” domina le testate giornalistiche e i media europei. Senza dubbio la gestione dei flussi migratori contemporanei è uno dei temi più salienti nelle agende politiche nazionali e internazionali. Le migrazioni sono però un fenomeno poco compreso. Come affermato dal sociologo olandese Hein de Haas, infatti, molti dei ragionamenti, delle discussioni e delle politiche in materia di migrazione sono formulati sulla base di falsi miti con conseguenze talvolta disastrose per gli individui che decidono per una ragione o per l’altra di lasciare la loro casa. Questo numero di Human Security tenta di superare questa impasse guardando ad alcune delle molteplici dimensioni e sfaccettature del fenomeno migratorio. Quando parliamo di “migrazione” facciamo riferimento a un aspetto quasi caratterizzante della vita umana. Da sempre, infatti, l’essere umano si sposta in cerca di nuove opportunità o per sfuggire alla povertà, al conflitto e a condizioni ambientali sfavorevoli. La peculiarità dell’epoca contemporanea è piuttosto rappresentata dagli sforzi dei singoli stati di regolamentare il movimento di persone all’interno e all’esterno dei loro confini. Sforzi che sempre più spesso sembrano stridere con il tema dei diritti umani e della protezione internazionale, come evidenziato da Michela Ceccorulli, docente e ricercatrice presso l’Università di Bologna, che nel suo articolo prende in esame le recenti proposte di riforma del sistema di asilo in Europa da una prospettiva di human security. Continua la riflessione sull’impatto delle migrazioni e delle politiche volte a gestirle Silvia Giletti Benso, già docente presso l’Università di Torino, che, con un taglio più antropologico, sottolinea come inquietanti meccanismi di dominio e controllo caratterizzino alcune fra le più battute rotte migratorie, causando livelli di violenza tali da trasformarle in “itinerari di morte”, tanto nel Mediterraneo quanto in Messico. Infatti, nonostante ci si concentri spesso esclusivamente sul continente europeo, la migrazione è un fenomeno globale che si declina in forme diverse in contesti diversi. L’articolo seguente, a firma di Nicholas Farrelly, Associate Dean del College of Asia and the Pacific della Australian National University, sposta l’attenzione sul Sud-est asiatico e in particolare sul Myanmar, paese di origine di milioni di migranti che, alla ricerca di condizioni di vita migliore, varcano i confini nazionali, affrontando situazioni pericolose e influenzando notevolmente l’economia della regione. Farrelly esamina anche la questione del ritorno dei lavoratori migranti in un contesto già di per sé contraddistinto da tensioni e violenze di lunga data. Anche il rapporto fra migrazione e sicurezza è controverso. Da un lato, i conflitti scatenano grandi ondate di migrazioni, dall’altra i flussi di rifugiati in arrivo rappresentano una sfida per l’accoglienza e l’integrazione. Si pensa spesso, infatti, che le migrazioni – e in particolare le diaspore – causino instabilità nei luoghi di insediamento o che addirittura stabiliscano o mantengano collegamenti con il “terrorismo internazionale”. Nel suo articolo Elise Féron, ricercatrice presso il Tampere Peace Research Insitute dell’Università di Tampere, sfida la linearità e l’automatismo di questo assunto, esaminando diversi fattori che contribuiscono alla definizione dell’identità politica delle diaspore generate dai conflitti. Segue un articolo di Claudio Bono, consulente dell’International Training Centre dell’ILO, che evidenzia come anche le vicissitudini storiche influenzino le politiche nazionali contemporanee in materia di migrazioni, specialmente in un paese come la Giordania che negli anni ha dovuto affrontare le criticità socio-economiche, politiche e di sicurezza date dall’impatto dei moltissimi migranti provenienti della turbolenta regione mediorientale. Ribadendo ulteriormente l’importanza di tenere in considerazione la complessità dei fenomeni migratori nella definizione di politiche adeguate, Lorenzo Nannetti, analista de Il Caffè Geopolitico,  chiude questo numero di Human Security con una valutazione delle complesse dinamiche conflittuali, politiche, demografiche e ambientali che motivano la scelta di chi, nonostante i rischi e la forte deterrenza europea, decide di partire dall’Africa alla volta del Vecchio Continente.

 

Il PDF completo del numero è disponibile sul sito del Torino World Affairs Institute (T.wai)

Pubblicato: 2019-07-29