Le sintesi passive, un secolo dopo

  • Claudio Tarditi Università degli Studi di Torino

Abstract

Com’è noto, il volume XI della Husserliana 1 (1966) raccoglie i manoscritti che Husserl dedica al problema delle sintesi passive tra il 1918 e il 1926. In realtà, la più recente pubblicazione dei Bernauer Manuskripte nel volume XXXIII (2001), a cui Husserl lavorò con Edith Stein nelle estati 1917 e ’18, mostra come la tematica della passività fosse latentemente presente già da molto tempo, in quanto strettamente connessa con il problema – «il più complesso di tutti i problemi fenomenologici» (Husserl 1966a, 276) – della coscienza interna del tempo. E se si considera che quest’ultimo tema occupa Husserl almeno fin dai corsi sulla percezione del 1905-’08 (raccolti in Hua X e XVI), è lecito almeno supporre che la fenomenologia genetica “covasse” nel laboratorio fenomenologico husserliano molto prima degli anni Venti.

Biografia autore

Claudio Tarditi, Università degli Studi di Torino

Claudio Tarditi. PhD, è assegnista di ricerca presso l'Università di Torino e professore invitato di Antropologia filosofica presso l’Istituto Universitario Salesiano Torino Rebaudengo (IUSTO). Si occupa principalmente di fenomenologia, antropologia filosofica e filosofia della religione. Tra le sue pubblicazioni principali, Con e oltre la fenomenologia. Le "eresie fenomenologiche" di J. Derrida e J.-L. Marion (Genova, 2008) e Abitare la soglia. Percorsi di fenomenologia francese (Milano, 2013).

Pubblicato
2020-07-13
Come citare
Tarditi, C. (2020). Le sintesi passive, un secolo dopo. Philosophy Kitchen - Rivista Di Filosofia Contemporanea, (12), 7-11. https://doi.org/10.13135/2385-1945/4893