Archivio

  • Studiare la Cina oggi. Prospettive interdisciplinari e transdisciplinari
    V. 14 N. 1 (2023)

    L’insieme delle conoscenze, esperienze e competenze utili per comprendere la Cina di oggi è più articolato e complesso che mai. Oltre alle auspicabili competenze in ambito linguistico, storico e letterario necessarie per navigare i codici espressivi e di pensiero culturalmente orientati dalla tradizione cinese, sembra più che mai indispensabile saperle coniugare o temperare con una formazione in campi disciplinari diversi, in primis quelli delle scienze sociali: scienza politica, sociologia, economia, antropologia, diritto. Quali margini vi sono oggi in Italia per la costruzione di un sapere di questo tipo? 

  • Il XX Congresso nazionale. Tendenze e contraddizioni
    V. 13 N. 2-3 (2022)

    Il XX Congresso nazionale del Partito comunista cinese ha segnato la plenitudo potestatis di Xi Jinping. Confermato Segretario generale per un inusitato terzo mandato e circondato nel Comitato permanente di soli uomini a lui vicini, Xi pare oggi impersonare il ritorno della Cina alla vecchia era del paramount leader. Le complesse vicende degli ultimi tre anni - dalle tensioni montanti con gli Stati Uniti allo stato d'emergenza pandemica che tuttora persiste nel Paese - non paiono dunque aver incrinato la tendenza all'accentramento del potere che ha contraddistinto, sin dalle sue origini, la "Nuova era" inaugurata nel 2012. Al contrario, proprio le tensioni internazionali e l'emergenza interna hanno offerto nuove leve all'accentramento. Tuttavia, il contesto oggettivamente difficile crea nuove contraddizioni nella marcia verso la "grande rinascita della nazione cinese" (Zhonghua minzu weida fuxing, 中华民族伟大复兴). Archiviato il primo "obiettivo del secolo" assieme al centesimo anniversario della fondazione del Partito nel 2021, resta ora da raggiungere il secondo obiettivo: un'articolata declinazione del concetto di "modernizzazione alla cinese" (Zhongguo shi xiandaihua, 中国式现代化), che rischia di risentire pesantemente del rallentamento dell'economia cinese e internazionale, nonché delle tensioni sociali prodotte dalle politiche di contenimento della pandemia. Parimenti in dubbio sembrano gli ambiziosi obiettivi di progresso tecnologico, anche alla luce delle ulteriori sanzioni recentemente imposte da Washington sulle esportazioni verso la Cina. Per non parlare delle incertezze riguardo al "più vitale degli interessi vitali" - Taiwan. Il presente numero analizza il XX Congresso nazionale su questi e altri fronti, con una particolare attenzione ai documenti congressuali, i quali restituiscono piccoli aggiustamenti nelle "formulazioni" (tifa, 提法), che preludono forse a più significativi policy change.

  • Cina e Asia interna: oltre le Nuove vie della seta
    V. 13 N. 1 (2022)

    Il lancio della Belt and Road Initiative (BRI) nel 2013 ha permesso alla Cina di estendere la propria influenza in Asia interna, controbilanciando al tempo stesso le aspirazioni per una zona di integrazione politica ed economica promossa dalla Russia – l’Eurasian Economic Union, EAEU – con il chiaro intento di ristabilire la propria influenza nello spazio post-sovietico. L’Asia interna è dunque oggi l’arena in cui diversi attori, tra cui la SCO (Shanghai Cooperation Organization), l’Unione Europea tramite l’Eastern Partnership, ma anche la NATO e gli USA, cercano di espandere ed affermare la propria influenza. Sebbene i principali obiettivi della BRI siano l’inter-connettività dei trasporti, il finanziamento delle infrastrutture e l’integrazione dei mercati finanziari, le azioni intraprese hanno profonde ricadute anche in ambito sociale, ambientale e persino linguistico. Fino ad oggi i progetti people-to-people, che pure sono un pilastro della BRI, hanno ricevuto scarsa attenzione nell’attribuzione dei fondi, quasi totalmente destinati al sostegno degli interventi economici e infrastrutturali. A dieci anni dal lancio della BRI è il momento per una riflessione su come questi progetti impattino sulle comunità locali e sulle minoranze che in Asia interna hanno rilevanza anche transfrontaliera, come nel caso degli uighuri, dei kazaki, o dei tajiki presenti sia in Cina che nei paesi confinanti. La sempre più pervasiva influenza cinese in questi territori, per decenni parte o satelliti dell’Unione Sovietica, come nel caso della Mongolia, ha avuto riflessi importanti, ma non imprevedibili, anche nel campo delle politiche linguistiche e dell’istruzione.  La dimensione religiosa, che storicamente ha svolto una funzione di collante in queste aree, collega di fatto le minoranze transfrontaliere – mongoli, uighuri, tajiki – delineando spazi di azione e reazione alle sempre più accentuate politiche di controllo delle autorità cinesi.

  • Anteprime

    OrizzonteCina si allinea alle migliori pratiche delle riviste scientifiche internazionali pubblicando immediatamente in anteprima digitale gli articoli che hanno completato il processo di peer-review. Tali articoli, impaginati e provvisti di codice DOI, saranno successivamente pubblicati nell'ambito dell'appropriato volume e fascicolo, con relativa numerazione delle pagine.

  • "Nuova era" e relazioni internazionali. Pratiche e discorsi di una Cina in ascesa
    V. 12 N. 2-3 (2021)

    Nella Cina della "Nuova era", la ricerca di un adeguato status internazionale rappresenta una componente essenziale dei processi di legittimazione politica interna. "Rialzatasi" (zhànqǐlai  站起来) nell'era di Mao Zedong e “arricchitasi” (fùqǐlai  富起来) nell’era di Deng Xiaoping, la Cina di Xi Jinping ambisce ora a “rafforzarsi” (qiángqǐlai  强起来) internazionalmente, portando con ciò a definitivo compimento la “grande rinascita della Nazione cinese” (Zhōnghuá mínzú wěidà fùxīng  中华民族伟大复兴) promessa dal Partito comunista. L’obiettivo pare oggi più che mai a portata di mano, in un contesto internazionale che – agli occhi della dirigenza cinese – risulta non solo caratterizzato dal protrarsi di un “periodo di opportunità strategica” (zhànlüè jīyù qī  战略机遇期), ma anche dal manifestarsi di “cambiamenti senza precedenti in un secolo” (bǎinián wèiyǒu zhī dàbiàn jú  百年未有之大变局) tali da prefigurare “l’ascesa dell’Oriente e il declino dell’Occidente” (dōngshēng xījiàng  东升西降).

    In questo contesto, l’azione di politica estera della Cina si caratterizza per un’inedita ambizione che pare aver ormai definitivamente archiviato – tanto sul terreno delle pratiche quanto su quello dei discorsi – il “basso profilo” (tāoguāng yǎnghuì  韬光养晦) della vecchia era. Una linea di maggior intransigenza si rileva nelle pratiche e nei discorsi di Pechino entro il perimetro della propria periferia, con riferimento in particolare alle controversie territoriali oltre che all’irrisolta questione di Taiwan. Al tempo stesso, questa inedita ambizione caratterizza la proiezione della Cina oltre il tradizionale orizzonte regionale. Così, alla pressione crescente esercitata dagli Stati Uniti sin dall’amministrazione Obama, Pechino risponde articolando una sua visione dell’ordine internazionale e rivendicando un proprio “potere discorsivo” (huàyǔquán 话语权) nello spazio pubblico globale. In questo senso, la Belt & Road Initiative (BRI) rappresenta solo la più visibile manifestazione di un più generalizzato attivismo della Cina, volto a plasmare, adattare o contestare norme, regole e istituzioni dell’ordine internazionale liberale così come globalizzatosi alla fine della Guerra fredda.

  • I 100 anni del Partito comunista cinese
    V. 12 N. 1 (2021)

    Fondato nel 1921 in una fase di debolezza strutturale e radicale trasformazione della Cina, il Partito comunista cinese (Pcc) guida oggi la seconda economia mondiale e si dispone a proiettare l’“approccio cinese” quale formula di governance efficace anche oltre i confini cinesi. Tali confini restano contestati a vari livelli. Sul piano istituzionale interno è mutato l’assetto “un paese, due sistemi” in seguito all’implementazione della Legge sulla sicurezza nazionale per Hong Kong. Su quello politico-internazionale, la dialettica tra Pechino e l’Occidente ha riportato la componente ideologica in primo piano, con riflessi sulla stabilità nello stretto di Taiwan. Sul versante identitario, l’esercizio di una più pervasiva influenza sulla definizione del perimetro e dei caratteri che qualificano la “cinesità”, soprattutto rispetto alle minoranze nazionali e alle comunità della diaspora cinese, colloca il Pcc in una posizione centrale rispetto alle strategie di costruzione di senso e di rappresentazione di sé anche di individui e comunità che non necessariamente hanno un passaporto della Repubblica popolare cinese.

    Al contempo, la robusta crescita dell’economia “socialista di mercato” cinese e la risposta alla pandemia da Covid-19 corroborano la credibilità politica del Pcc quale agente di modernizzazione, sia dinnanzi all’opinione pubblica interna, sia presso i paesi che puntano a una diversificazione delle strategie di sviluppo oltre a quelle prospettate dalle istituzioni internazionali dominate dai paesi occidentali. La legittimazione fondata sulla performance del sistema di governance leninista cinese nell’accrescere la disponibilità di risorse materiali presso la popolazione è integrata dalla componente repressiva, che determina la compressione degli spazi di emancipazione individuale, libera impresa, rappresentanza sociale e azione collettiva non supervisionati al Pcc. 

  • OrizzonteCina Taiwan: prospettive al di là dello stretto - Taiwan: Perspectives Beyond the Strait
    V. 11 N. 1 (2020)

    Taiwan, ufficialmente la Repubblica di Cina (Taiwan), è oggi una delle più vibranti democrazie dell’Estremo Oriente, oltre che una potenza economica di rilevanza globale. La complessità del suo quadro identitario pluralistico, l’evoluzione politica che ha attraversato a partire dalla transizione democratica degli anni Novanta, e le sfide economiche e di sicurezza cui è esposta nell’attuale delicato quadro politico internazionale sono gli elementi chiave da esplorare per comprendere gli equilibri presenti e futuri in Asia orientale e oltre.

  • OrizzonteCina 11.2 Italia e Cina: 50 anni di relazioni - Italy and China: 50 Years of Relations
    V. 11 N. 2 (2020)

    Il 50° anniversario della normalizzazione delle relazioni diplomatiche tra Repubblica italiana e Repubblica popolare cinese (6 novembre 1970-2020) cade in corrispondenza di un significativo deterioramento del quadro politico ed economico internazionale. La pandemia da Covid-19, gli effetti del “momento jacksoniano” sulla politica estera statunitense sotto la presidenza Trump, e la crescente fermezza dell’Unione europea nei confronti di Pechino hanno accelerato il riallineamento dei fattori che hanno sino ad ora abilitato l’agenda di “rigenerazione della nazione cinese” perseguita dal Partito-Stato cinese sotto la guida di Xi Jinping. Il comunicato diramato al termine della 5ª sessione plenaria del 19° Comitato centrale del Partito comunista cinese lo scorso 29 ottobre 2020 riflette questa consapevolezza e segnala come i vertici del Partito-Stato constatino un “profondo modificarsi dell’equilibrio di potenza internazionale”. Particolarmente esposta dopo la firma del Memorandum of Understanding per la collaborazione sulla Belt and Road Initiative nel 2019, l’Italia appare stretta tra la necessità di rinnovare la propria agency sul piano internazionale attraverso tangibili e puntuali manifestazioni di autorevolezza e il rischio di una crescente irrilevanza mascherata da autorappresentazioni consolatorie, poco efficaci a evitare una scomoda posizione di soggezione alla dialettica tra Stati Uniti e Cina.

  • Le sfide dell'innovazione cinese - The Challenges of Chinese Innovation
    V. 11 N. 3 (2020)

    Il Quinto plenum del 19° Comitato centrale del Pcc, riunitosi nell’ottobre 2020, ha sottolineato il ruolo di scienza, tecnologia e innovazione (STI) quali forze trainanti del paese per raggiungere la modernizzazione socialista entro il 2035. Il percorso della Cina volto a costruire e consolidare il proprio apparato dell’innovazione è iniziato nel 1978 con le riforme denghiane. Quali traguardi e sfide in materia di tecnologia e innovazione attendono la Cina in questo nuovo decennio? Tra industria spaziale, spazi digitali, fintech, ricerca e filantropia, gli autori di questo numero mostrano come, per la Cina, il percorso verso uno sviluppo trainato dall’innovazione sia già ben avviato.